Sì, anch’io ho subito abusi e no, non lo racconto per fare la vittima. Vittima lo sono, lo sono stata e continuo ad esserlo, di una società patriarcale in cui tutto questo non solo è accettato; è perfino normale. Scrivere questo post è stata la cosa più dolorosa della mia vita, ma era arrivato il momento. È stata un’estate infuocata per tutte noi che abbiamo subito molestie e abusi di qualche tipo. Per tutte noi che siamo donne, oserei dire. Adesso so che sto perdendo il lettore già dalle prime righe, ma ti prego resta con me. Ho bisogno del tuo aiuto, ora più che mai. Perciò ti prego, ascoltami. Ascoltaci.
È successo anche a me, di essere inseguita per la strada quando, con un’amica, marinavamo la scuola e andavamo in giro per il viale deserto. Mi è successo di dover scegliere pantaloni molto larghi quando andavo in palestra la sera. Quando, a Palermo, andavo a comprare il pane con la mia coinquilina, i ragazzi di 7-8 anni ci inseguivano e i loro genitori, fratelli, amici più grandi inseguivano loro. No, aspetta, non hai capito: non li inseguivano per rimproverarli, ma per far loro lezioni di catcalling 101. Un bel corso di laurea, se devo giudicare i risultati dalle notizie delle ultime settimane. Forse erano gli stessi bambini. Come crescono in fretta!
Attenzione a cadere nel tranello del quartiere o della città malfamati o delle famiglie disagiate, però. Non sono stati questi i miei primi incontri con il lupo e con la percezione che il mio corpo sarebbe sempre stato un pericolo. È iniziata come una cosa normale. Abbracci, baci, siamo siciliani… siamo calorosi. Un po’ come gli spagnoli, giusto? Sono cose normali, la bambina è affettuosa e se qualcuno le è particolarmente legato lo dimostrerà. Non succede niente.
Eppure quella sera qualcosa è successa. Dopo lunghissime riflessioni, ho deciso di non raccontare cosa. In fondo, non importa. Importa solo che lui era un adulto, un uomo, e io una bambina e quella sera qualcosa dentro di me si è rotto. Per anni sono stata convinta che fosse stata colpa mia. Non si entra nella camera da letto di un uomo, anche se fa parte della tua vita da sempre. Non si accettano i suoi regali, dopo. Non si va in giro in pantaloncini, anche se è estate, quando le tue cosce cominciano a tornirsi e il sedere a farsi più tondo. Non si sta da sole con un uomo, anche se è una persona di cui ti fidi al 100%. Non si fa. Se no rischi che il lupo lo trovi.
Il problema è che il lupo non si trova nel profondo del bosco. Il lupo è ovunque, il lupo può essere chiunque, il lupo ti sbranerà e lo farà col sorriso sulle labbra e, vent’anni dopo, si chiederà come mai non lo saluti quando torni a casa per le vacanze. E siamo tutte Cappuccetto Rosso, indipendentemente dall’età, dal fisico, dal carattere, dalla quantità di alcool ingerito, dai vestiti che indossiamo. Siamo Cappuccetto Rosso nel momento stesso in cui nasciamo con le caratteristiche di un corpo femminile. E no, non sto negando le violenze che avvengono anche sugli uomini, ma io quelle non le ho sperimentate e non ne posso parlare. Posso parlare di me. Di Cappuccetto Rosso.
Cappuccetto Rosso risponde a tutti i tuoi dubbi su abusi e molestie
Perché ne stai parlando solo dopo vent’anni?
Perché mi sono resa conto solo dopo vent’anni (alcuni dei quali passati in terapia) di essere stata abusata da bambina. Dentro di me qualcosa si era già rotto, ma a livello inconscio. Non avevo idea di cosa fosse.
Ma non ti eri accorta di avere a che fare con una persona instabile?
No, a 8-10 anni non avevo un’idea così precisa di cosa rendesse una persona stabile oppure no. Ti dirò di più: non lo saprei identificare neanche adesso. Non lo sapresti identificare neanche tu.
Frequentavi certi posti e ti lamenti?
Frequentavo casa mia, le case delle mie amiche, le case dei miei parenti, la scuola e la città, come tutti gli esseri umani sono liberi di fare. Me la sono proprio cercata!
Eri una bambina, alle bambine certe cose non si fanno. Che c’entra con quello che succede alle donne adulte?
Alle bambine certe cose non si fanno e alle donne sì? Perché? Perché credi che essere violate nel corpo e nell’anima sia meno grave una volta compiuti 18 anni?
Ora che ti sei resa conto della situazione, perché non denunci?
Cuore, chi ha prove fotografiche, video e chat decisamente incriminanti rischia di vedere il suo aguzzino fuori dalla prigione. Che speranze posso avere io, con i miei ricordi di bambina e nessun testimone?
Fai tutto ‘sto casino per qualche effusione? Non è che stai esagerando?
Sì, quelle effusioni hanno condizionato per sempre la mia vita di donna adulta, la mia salute mentale, il modo in cui mi relaziono alle persone. Nessuna bambina, nessuna donna, nessuna persona merita questo.
Ma ora ci racconti ‘sta storia per avere visibilità?
No, la racconto perché desidero togliermi questo peso dal petto. E magari darlo a lui. Forse si riconoscerà, forse no, chi lo sa. Per lui quella sera non è successo niente, così come in tutte le sere precedenti e in tutte quelle successive. È solo affetto.
Possibile che ora tutte avete subito un trauma o una violenza?
Sì. Purtroppo è possibile, e non sai quanto male mi faccia saperlo. Perché se è vero che non tutti gli uomini violentano le donne (e ci mancherebbe altro!) è altrettanto vero che ognuna di noi ha (almeno) una storia da raccontare. Non trovi riscontro sui dati ufficiali? Certo, perché non denunciamo. Nessuna tua amica ti ha raccontato una storia simile? Forse aveva paura che tu facessi tutte queste domande. Aveva paura che non le credessi. Aveva paura che dessi ragione a lui.
Anni di terapia mi hanno permesso di riappropriarmi del mio spazio, un centimetro dopo l’altro. Prima lo spazio che occupa il mio corpo, poi quello della mia casa, poi quello della mia città. Perché nessuno lo sa, ma ogni volta che vado in vacanza nella mia città rivivo il mio trauma. Rischio di incontrare il mio abuser. Sono costretta a salutarlo, ad abbracciarlo, a dargli un bacio sulla guancia. Altrimenti tutti si chiederebbero il perché. Adesso, forse, lo sanno.
Per questo, se sei arrivato fin qui, ho una richiesta da farti. Un’implorazione. Io ti scongiuro, sì proprio a te che sei un bravo ragazzo. A te che una donna non si tocca neanche con un fiore. A te che non fate di tutta l’erba un fascio. Noi lo sappiamo, che non tutti gli uomini della nostra vita abuseranno di noi. Aiutaci a distinguerti. Quando ti raccontiamo che uno si è comportato male, allontanalo da noi. Allontanalo anche da te. Non importa quanto sia difficile, se perderai la sua amicizia o la sua compagnia. Se non sei come lui, dimostracelo. Quando abbiamo paura di camminare da sole per strada, vieni a prenderci sotto casa senza se e senza ma. Non importa se è un posto tranquillissimo. Piuttosto chiediti cosa succede, in questo posto tranquillissimo, per indurci a evitarlo. Quando vedi un gesto schifosamente oltraggioso, di’ che è oltraggioso. Non importa quanta euforia ci sia in quel momento. Chiediti: tu quando ottieni un successo lavorativo desideri un bacio in bocca dal tuo capo? Immaginavo. Quando le battute dei comici o un meme su Facebook fanno esplodere in noi il ricordo di un trauma passato o presente, cambia canale. Chiedici come mai quel contenuto è inappropriato. Chiediti perché stai ridendo, se sei tanto diverso dai lupi.
Grazie di avermi letta fino a qui. So che non è stato facile e lo apprezzo tantissimo. Aver scritto questo post mi ha fatto del male, ma ho sentito che fosse il momento giusto per liberare questo pezzettino di me. Questo non vuol dire che me la senta di parlarne a voce, o di confermarti chi sia la persona di cui sto parlando o di raccontarti i dettagli. Ti prego di rispettarlo.
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